![]() |
![]() |
spazio liberato, aperto al pensiero critico, che produce conflitto, socialità alternativa e sapere autonomo
|
|||||||||||
|
|||||||||||||
|
4 apr 06: Assoluzioni per vilipendio alla bandiera e resistenza a p.u.
Wed, 05 Apr 2006
Il collegio della seconda sezione penale del Tribunale di Brescia, presieduto dalla dr.ssa Anna Di Martino, ha assolto questa mattina tre militanti del centro sociale Magazzino 47, accusati di resistenza aggravata a pubblico ufficiale e vilipendio alla bandiera.
La mattina del 24 marzo 2003, pochi giorni dopo l’inizio della guerra in Irak, una manifestazione di diverse centinaia di studenti e pacifisti si concluse nel piazzale interno al Broletto. Un centinaio di manifestanti salì sulla balconata della prefettura, eludendo il cordone di poliziotti che voleva impedire l’accesso, per richiedere un incontro col Prefetto, al fine di esprimere lo sdegno per l’intervento militare dell’esercito anglo-americano, appoggiato dal contingente italiano. Nell’occasione, è stato ammainata dal pennone della prefettura la bandiera tricolore, issando al suo posto la bandiera arcobaleno della pace. Nel processo di oggi i tre militanti del Magazzino 47, difesi dagli avvocati Manlio Vicini e Sergio Pezzucchi, sono stati assolti perché il fatto non costituisce reato, dall’accusa di aver commesso resistenza a pubblico ufficiale, e perché il fatto non è previsto dalla legge come reato, dall’accusa di aver vilipeso la bandiera italiana. Il Tribunale ha riconosciuto che intento dei manifestanti era esprimere la loro contrarietà alla guerra, anche con gesti dal forte impatto simbolico come la sostituzione della bandiera tricolore con quella della pace, e non quello di commettere resistenza nei confronti dei poliziotti presenti. Nello stesso periodo del 2003 in cui si verificarono questi fatti, altre decine di pacifisti sono stati denunciati, per iniziativa della Questura di Brescia, per le occupazioni dei binari ferroviari, con le quali ci si proponeva di fermare i convogli che trasportavano materiale bellico, e per le altre pacifiche manifestazioni contro la guerra, e in relazione a tali denunce si stanno ancora aspettando i processi. Siamo convinti che le manifestazioni del movimento pacifista, che nella primavera del 2003 incarnarono il sentimento largamente maggioritario tra gli Italiani, reso manifesto dalle bandiere della pace che in ogni città pendevano da finestre e balconi, non possano diventare oggetto della cronaca giudiziaria, e quindi condanniamo la strategia repressiva adottata dalla Questura di Brescia, realizzata con decine e decine di denunce. |