Thu, 26 May 2005
BRESCIA, 2
MARZO ; NAPOLI, 17 MARZO ; GENOVA, 20-21 LUGLIO 2001
CONTRO LE FORZE DEL DISORDINE – CONTRO LA REPRESSIONE
VERITA’
E GIUSTIZIA
Nell’ultimo anno l’apparato
repressivo dello Stato si è organizzato, dispiegando la sua forza per arrestare
la crescita del movimento che, da Seattle in poi, ha fatto irruzione sulla
scena mondiale.
A Napoli, in occasione delle
manifestazioni di contestazione al Global Forum, si sono fatte le prove
generali di quanto sarebbe stato orchestrato a Genova per il G8: aggressioni
indiscriminate ai cortei, pestaggi, torture nei confronti dei fermati, hanno
caratterizzato le giornate di Napoli e Genova, accomunate dalla stessa
sospensione di ogni garanzia democratica.
Ma, seppure in scala ridotta, è già
col 2 marzo a Brescia, per la manifestazione antirazzista organizzata in
occasione di una fiaccolata leghista contro l’immigrazione, che si sperimenta
per la prima volta una pratica di gestione dell’ordine pubblico, organizzata
attraverso il tentativo di sradicare fisicamente il movimento.
Se a Brescia non abbiamo vissuto gli
orrori della caserma “Raniero” di Napoli, o di “Bolzaneto” a Genova, come a
Napoli e a Genova abbiamo subito le cariche feroci a un corteo inerme, al quale
è stata preclusa ogni via di fuga; i pestaggi nei confronti di manifestanti già
colpiti e feriti; l’accanimento punitivo nei confronti di chi era a tiro dei
picchiatori in divisa; gli arresti e le imputazioni motivati solo dall’esigenza
di giustificare la violenza esercitata contro i manifestanti.
Brescia, come Napoli e Genova, ci
mostra la crescita di una risposta repressiva, in cui la polizia agisce come
apparato eversivo da organizzare contro il conflitto sociale e le libertà
democratiche.
A Napoli, la magistratura ha operato
otto arresti tra i poliziotti, individuati tra i possibili responsabili delle
violenze fisiche e psicologiche del 17 marzo, e indaga su un centinaio di altri
appartenenti alle forze dell’ordine.
Anche a Genova sono centinaia gli
indagati appartenenti alle forze dell’ordine, responsabili delle violenze di
piazza, degli orrori di Bolzaneto, dell’irruzione nella scuola Diaz.
Si
tratta di frammenti di verità, che fanno emergere una parte irrisoria delle
responsabilità di una polizia, che agisce come fattore di disordine pubblico,
sentendosi autorizzata a qualsiasi violenza con la garanzia dell’impunità. Frammenti di verità che ancora non fanno
luce sulle responsabilità dei livelli più alti delle catene di comando, e sulle
protezioni assicurate dai governi che si sono succeduti: le protezioni
silenziose del governo di centro-sinistra, all’epoca de fatti di Brescia e
Napoli; quelle vergognosamente rivendicate del governo Berlusconi, oggi.
Noi
chiediamo verità e giustizia, per Napoli, per Genova, e pure per quanto
accaduto il 2 marzo a Brescia, anche se siamo consapevoli di una magistratura
che troppo spesso ha coperto le violenze degli apparati polizieschi,
prestandosi invece a dare sponda istituzionale alla repressione organizzata e
al tentativo di criminalizzazione del movimento e delle lotte sociali,
Se
in questo momento lo scontro tra poteri istituzionali apre una breccia
all’accertamento della verità, noi auspichiamo che anche a Brescia si voglia
indagare su chi ha ordinato le cariche del 2 marzo, su chi ha ordinato o
comunque autorizzato l’esercizio sistematico e brutale della violenza sui
manifestanti.; sulle menzogne contenute
nei verbali di polizia e su quelle pubblicamente dette dal questore
Scarpinocchio.
Per
questo oggi presidiamo la Procura della Repubblica di Brescia, ma anche per
opporre la nostra presenza a quei poliziotti che, marcando solidarietà ai loro
colleghi picchiatori di Napoli, rivendicano impunità e mani libere nella
gestione dell’ordine pubblico.
La
repressione non ci fermerà.
Brescia, 3 maggio 2002.
C.S.A.
MAGAZZINO 47