Una vittoria il sindaco di Adro l’ha certamente ottenuta: quella del campionato padano di razzismo. La gara tra sindaci e assessori leghisti che con delibere e ordinanze utilizzano i comuni per alimentare il razzismo istituzionale. Una forma particolarmente odiosa di razzismo perché proviene dalle istituzioni che in teoria dovrebbero favorire la tolleranza e il rispetto a prescindere dalle idee, convinzioni politiche, provenienza sociale e nazionalità.
Ad Adro dopo la taglia di 500 euro sui migranti, il bonus bebè solo per genitori italiani purchè coniugati, l’esclusione dalla mensa scolastica di bambini che provengono da famiglie con redditi bassi ora arriva anche la marchiatura di una scuola pubblica con simboli leghisti.
Come dire: da razzisti a padroni esclusivi e ladri di beni comuni e diritti che appartengono a tutti.
Dallo slogan “padroni a casa nostra” alla sua concreta applicazione nella versione “predoni a casa nostra”.
E a nulla valgono le chiacchiere del sindaco sul costo zero della scuola per coprire una grande speculazione immobiliare con la permuta dei vecchi edifici scolastici. L’obiettivo è chiaro: spostare l’attenzione dal feroce attacco ai diritti sociali e democratici e al reddito di lavoratori italiani e migranti portato avanti da questo governo di cui la Lega nord fa parte.
Perché la Lega e il governo finanziano con miliardi di euro i massacri perpetrati con la guerra in Afghanistan, coprono le cricche affaristiche che speculano sui terremoti, finanziano con soldi pubblici le banche e i banchieri responsabili della crisi economica, finanziano il regime di Gheddafi per costruire i lager per migranti regalandogli, tra l’altro, anche le motovedette che sparano su pescherecci italiani. Ma non basta.
I “padani” sanno bene da che parte stare: stanno dalla parte di Marchionne e della Fiat che vorrebbe i lavoratori senza diritti sempre più precari e schiavi.
Come del resto avevaanticipato la legge Bossi-Fini, con i sui meccanismi di costante ricatto verso i cittadini e i lavoratori migranti. E come avevano poi confermato i cosiddetti “pacchetti sicurezza” - approvati da governi di centrodestra e centrosinistra - con la trasformazione in reato di comportamenti o condizioni di esclusione sociale (ad esempio il non essere in possesso di un permesso di soggiorno) che di criminale non hanno nulla.
Solo la mobilitazione sociale contro la precarietà del lavoro, per il diritto a un reddito decente, il diritto non essere sfrattato se si perde il lavoro, per servizi pubblici di qualità, per un’istruzione e una formazione non “marchiate” e ridotte a merci può arginare la deriva autoritaria delle politiche del governo e della Lega.
Associazione Diritti per tutti, Radio Onda d’Urto, C.S. Magazzino 47, Sinistra Critica
Rifondazione Comunista, Comitato antifascista bresciano, Confederazione Cobas