Thu, 26 May 2005
COMUNICATO STAMPA MAGAZZINO
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La campagna Disarmiamo Exa - che ha visto sul piano locale la proficua
cooperazione di una rete molteplice e ampia di realtà associative, politiche
e sindacali - ha avuto l’indubitabile merito di rendere chiara di fronte
alla città la rilevanza mondiale dell’industria armiera (anche bellica)
bresciana. La campagna ha saputo sollevare come questione grave da affrontare
la produzione e il commercio di armi militari e da guerra, così come l’esistenza
di un’esposizione di levatura internazionale Exa- che per molte imprese
produttrici di quelle tipologie di armi rappresenta una vetrina promozionale
di primaria importanza.
E’ Disarmiamo Exa, con l’attenzione che ha creato cui temi e i contenuti
proposti (per esempio sono stati circa 50mila dall’inizio di aprile i
visitatori del sito internet della campagna) e con la dimensione grande
delle adesioni, a rappresentare il vero dato di novità, non certo il numero
ufficiale dei visitatori di Exa 2002.
Dopo che alcuni quotidiani, vari esponenti della lobby armiera e di partiti
politici avevano insistito per settimane nel creare ad arte un clima di
tensione e intimidazione che annunciava chissà quali violenze e disordini
di piazza, al termine delle giornate di iniziativa della campagna, in
particolare dopo la manifestazione degli oltre 10mila di sabato 13 aprile
(la più grande manifestazione contro la produzione armiera che da tempo
immemorabile abbia attraversato le vie di Brescia), varie autorità amministrative
e politiche di Brescia hanno tratto un bilancio che pone al centro il
prevalere della ragionevolezza da parte di tutti, lobby armiera da un
lato, promotori della campagna Disarmiamo Exa dall’altro.
Ebbene, ci teniamo a rispondere che per quanto ci riguarda ragionevolezza
significa anzitutto continuare a dire no con la massima chiarezza e determinazione
alla guerra e alle sue armi. La campagna Disarmiamo Exa 2003 sta già iniziando,
obbiettivo da praticare è la delegittimazione della produzione, del commercio
e della promozione pubblicitaria di strumenti di morte quali sono le armi
militari. Non esiste possibilità di conciliazione tra la produzione di
armi da guerra e l’opposizione alla guerra contro le popolazioni civili
del mondo.
Rileviamo inoltre che sul finire della manifestazione del 13 aprile, facendo
leva sulla minaccia del ricorso alla forza militare di uno spropositato
contingente di poliziotti e carabinieri, il questore e la lobby armiera
hanno vietato ad una delegazione di una decina di persone del tutto pacifiche
di entrare in una mostra di armi per esporre uno striscione e lanciare
un messaggio universale di contrarietà alla guerra. Tale episodio è gravissimo,
perché costituisce un indicatore significativo e molto preoccupante del
grado di civiltà delle istituzioni e dei governanti di questa città e
di questo Paese.
Il divieto, imposto per ragioni chiaramente politiche e privo di qualsiasi
giustificazione relativa all’ordine pubblico, è tanto più grave in quanto
rappresenta l’ennesimo episodio che vede il questore di Brescia Paolo
Scarpis usare l’intollerabile minaccia del ricorso alla violenza per impedire
che contenuti e messaggi politici del tutto legittimi possano avere libera
espressione.
Il prossimo passaggio concreto dell’iniziativa politica e sociale che
contribuiamo a promuovere contro la guerra è la costituzione di un Osservatorio
permanente bresciano sulla produzione e il commercio delle armi leggere,
per la raccolta e la diffusione delle informazioni attraverso una rete
ampia di collaborazione, anche da parte dei lavoratori delle fabbriche
d’armi.
Con l’Osservatorio ci proponiamo di porre l’attenzione anche sulla versione
interna della guerra globale in atto, come guerra di bassa intensità combattuta
dal potere per il controllo sulle popolazioni civili, attraverso la militarizzazione
del territorio sociale, le politiche securitarie e di tolleranza zero,
l’esclusione e la tendenziale criminalizzazione di intere fasce della
società (quali ad esempio i migranti) additate come potenziale nemico
pubblico. In questo quadro diventa di fondamentale importanza indagare
anche l’incremento delle funzioni di controllo e repressione attribuite
ai corpi di polizia, la trasformazione della loro organizzazione e delle
loro competenze, quindi anche delle modalità di intervento e del tipo
di strumentazione (armi letali e non letali) di cui dispongono.
contro la guerra militare, economica e sociale
Brescia, 16/04/2002
Centro sociale Magazzino 47