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sab 26 apr 08: PreOCAria al Freccia Rossa
Sat, 26 Apr 2008
Preparate il portafogli, allontanate ogni preoccupazione… …Benvenuti al Freccia Rossa, la freccia che fa centro o forse no?
State per entrare nel più grande centro commerciale urbano d’Italia, frutto di un anno di cantieri a ritmo serrato, ma soprattutto di una scientifica campagna pubblicitaria fatta di menzogne costruite ad arte per accreditare e rendere vendibile quest'opera inutile e degradante. Ce l’hanno presentato come opportunità per rivitalizzare il centro città, ma in realtà lo svuoterà, riproducendone un'alternativa asettica dove la socializzazione è legata inseparabilmente al consumo. Darà lavoro (a pieno regime) a 1200 persone, ma a che condizioni? Contratti pessimi (quando ci saranno), salari bassissimi (ergo straordinari obbligatori) e flessibilità estrema. Ampio ricorso all’appalto per la gestione dei servizi e al lavoro interinale, così che la proprietà ed i grandi marchi possano delegare qualsiasi responsabilità, negando garanzie essenziali ai/alle lavoratori/trici. Hanno detto che arricchirà la città, ma gli unici che hanno fatto un affare sono i soliti noti: costruttori (Coimpredil), multinazionali (Sierra Sonae) e finanziarie (AIG), a cui si aggiungono i “piccoli” monopolisti locali (Quilleri, Sintesi...), mentre tutti/e noi ne pagheremo le conseguenze in termini di inquinamento e di traffico. Ma soprattutto la città sconta la grande occasione persa. Perché non è sufficiente un'abile opera di architettura per definire “riqualificazione urbana” un’area commerciale di 30000 mq e ancora meno per poterla definire “il futuro luogo d'incontro e socializzazione per i cittadini di Brescia”, come sostiene Alvaro Portela (CEO di Sierra Sonae). Spazi così “attraenti e attrattivi” mirano a “ridisegnare le geografie urbane, i percorsi del consumo e del tempo libero, i modi dell’incontro e della spesa”. Ma con un unico scopo: il profitto. Per questo hanno costruito un'enorme fabbrica del consumo, un luogo che, prima ancora di vendere risposte preconfezionate ai bisogni delle persone, genera/degenera il bisogno stesso, creando desideri e immaginari nuovi per distoglierci da quelle urgenze che sentiamo e che vorremmo poter esprimere e che necessitano di risposte chiare e concrete. Brescia si è trasformata in una “città vetrina” del lusso e del consumo, e il Freccia Rossa ne è un simbolo. Vorremmo poterci incontrare liberamente nelle vie e nelle piazze, ma le panchine vengono tolte (salvo poi ricomparire all’interno dei centri commerciali) e vengono emesse ordinanze che vietano il gioco e il bivacco per le strade; vorremmo una svolta nelle politiche abitative, invece sono state realizzate immense opere immobiliari che hanno arricchito i soliti speculatori e che hanno creato alloggi solo per le fasce più agiate della popolazione; vorremmo luoghi dove praticare attività ludiche e sportive a costo zero, ma gli impianti sportivi vengono dati in appalto ai privati e diventano inaccessibili ai più; vorremmo ridurre al minimo l’uso delle automobili, costose e inquinanti, ma invece di potenziare la rete dei trasporti pubblici e diminuirne il costo per l’utenza, viene costruita una metropolitana a forte impatto ambientale ed economico; vorremmo una possibilità di accesso alla cultura e all’informazione, ma si preferisce lasciare che l’offerta arrivi dal libero mercato (singolare il caso Brescia dove Quilleri è il proprietario di tutte le sale cinematografiche della città e a Goldin viene appaltata ogni grande mostra) rinunciando quindi in partenza alla pluralità delle proposte, all'accessibilità e alla qualità dell'offerta. Tutto questo secondo un modello economico e sociale ormai bipartisan, di sfruttamento del territorio e degli altri beni comuni, di privatizzazione dei servizi pubblici, di rete e alla persona, di precarietà, di adozione di un modello energetico e di mobilità con costi elevatissimi per l'ambiente e la salute, che trasforma le città in vetrine, da usare e consumare, ma non a misura di chi le vive. E' necessario reagire a questo processo di progressiva svalutazione e banalizzazione dello spazio pubblico. Occorre mettere in discussione il modello del grande centro commerciale per concorrere alla costruzione di una città condivisa. Non ci sono dubbi: siamo incompatibili con tutto questo! Se la nostra città dev'essere vetrina, che lo sia della nostra capacità di conflitto, perchè della fabbrica non ne rimanga solo la struttura ma lo spirito di lotta che ha portato alla conquista di fondamentali diritti.
1° Maggio 2008: MAYDAY....MAYDAY ore 9.00 – piazza Garibaldi per il corteo cittadino ore 12.30 – Stazione FFSS per raggiungere la MayDay di Milano Guarda le immagini dell'iniziativa |