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22 dic 07: IN OGNI CASO NESSUN RIMORSO
Tue, 25 Dec 2007
La sentenza del processo contro 25 manifestanti per gli scontri avvenuti durante le proteste contro il g8 a Genova, ha deciso qual è il prezzo che si deve pagare per esprimere le proprie idee e per opporsi allo stato di cose presenti: 110 anni di carcere. Il tribunale del giudice Devoto e i P.M. Canciani e Canepa indicano negli imputati i capri espiatori di una mobilitazione che ha riguardato 300.000 persone, e manda così un segnale a chi, oggi come allora, si batte contro le politiche di guerra, contro la precarietà delle condizioni di vita, per una società libera dal razzismo, dal fascismo, da discriminazioni sessuali e dai deliri securitari che vogliono categorie come immigrati, writers, rom, ultras, o presunti terroristi, il nemico da combattere.
Ma il nemico sta dall’altra parte; ora è questo governo di centrosinistra, così capace di ascoltare le esigenze di industriali e Confindustria, (per segare salari e pensioni) o di mandare soldati in ogni teatro di guerra, dall’Afghanistan al Libano, mentre, anche con l’appoggio delle sue componenti “arcobaleno”, alimenta la precarietà, costruisce basi di guerra, devasta l’ambiente in nome del profitto con le grandi opere. E intanto viene punita alla stregua di un reato di guerra la protesta che, in maniera radicale, si oppone a questo sistema di morte. C'è inoltre un tentativo strumentale di distinguere tra un “modo buono” e compatibile di esprimere dissenso e un “modo cattivo” da stroncare senza attenuanti.
Il 17 novembre in 80.000 siamo scesi di nuovo in piazza, a Genova, per rifiutare ogni differenziazione fra manifestanti “buoni” e “cattivi” e per dire che ciò per cui 25 persone stanno pagando appartiene a tutt* noi, è parte delle nostre vite, dei nostri percorsi di lotta, delle nostre pratiche di piazza e di contestazione. E per quanto siamo divers* fra noi e differenti possano essere le nostre posizioni, abbiamo tuttavia qualcosa in comune: a Genova abbiamo scritto una storia, ed è la nostra storia, di tutte e tutti noi. Una storia che non può essere riscritta da tribunali, polizie o governi.
Di certo non dimentichiamo la violenza e la ferocia che i funzionari della repressione armata ci hanno scatenato contro: non dimentichiamo i pestaggi, le teste rotte e il sangue sull’asfalto, gli arresti di massa e i colpi d’arma da fuoco. Non dimentichiamo il massacro alla scuola Diaz e le torture nella caserma di Bolzaneto. Allora come oggi, di fronte al massacro delle popolazioni del Medio Oriente e alle morti sul lavoro (4 al giorno), di fronte a chi patisce l’insufficienza dei mezzi necessari per vivere e gli effetti delle carestie e delle speculazioni finanziarie, di fronte a chi viene rinchiuso nelle galere e nei c.p.t., diciamo: Chi sono i veri criminali? Chi sono i terroristi?
Noi pensiamo che tutti coloro che erano a Genova dovrebbero gridare: in ogni caso nessun rimorso. Nessun rimorso per le strade occupate dalla rivolta, nessun rimorso per il terrore dei grandi asserragliati nella zona rossa, nessun rimorso per le barricate, per le vetrine spaccate, per le protezioni di gommapiuma, per gli scudi di plexiglas, per i vestiti neri, per le mani bianche, per le danze pink, nessun rimorso per la determinazione con cui abbiamo messo in discussione il potere per alcuni giorni.
Lo abbiamo detto il giorno dopo Genova, e in tutti questi anni: la memoria è un ingranaggio collettivo che non può essere sabotato. E per tutto quello che Genova è stata e ha significato noi non proveremo nessun rimorso. Oggi, come ieri e domani, ripeteremo ancora che la Storia siamo Noi. Oggi, come ieri e domani, diremo di nuovo: in ogni caso nessun rimorso. solidali con i condannati di Genova |