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27 ott 07: SICURI DI COSA?
Fri, 26 Oct 2007
Immigrati, clandestini, rom, islamici, graffitari, consumatori di sostanze, gay e lesbiche, lavavetri, mendicanti, ultras, centri sociali… Categorie indicate come pericolose dalla politica istituzionale e dai mass media, in un bombardamento quotidiano di messaggiallarmistici che alimentano nella società paure, odio, ansia di ordine. Una vera e propria strategia della tensione.
Nel nome della sicurezza il governo nazionale e quelli locali di ogni colore rendono illegali o mettono sotto controllo anche comportamenti, bisogni e desideri del tutto legittimi. Ad esempio la pratica di migrare da un luogo ad un altro del mondo. Ad essere rimessa in discussione è la stessa libera autodeterminazione delle persone.
L’emergenza sicurezza viene rilanciata ossessivamente, con l'appoggio dei gruppi della destra estrema razzista e fascista, da una classe politica e padronale sempre più in crisi di legittimazione e abile nel tenere al sicuro soltanto i suoi enormi privilegi. E nello scippare – come da anni sta facendo nel nome dell'”interesse generale” e del “libero mercato” – reddito, diritti e garanzie fondamentali nella vita e nel lavoro della grande maggioranza della popolazione. Dobbiamo ringraziare proprio i paladini delle campagne sulla sicurezza, i governi di centrodestra e centrosinistra, i padroni e i sindacati concertativi, per il furto continuato di TFR e pensioni, per il pacchetto Treu, la legge 30, la legge Bossi-Fini, per questi dispositivi di controllo sul mercato del lavoro che precarizzano, sfruttano e ricattano milioni di donne e uomini, nativi e migranti. E’ su queste basi materiali di insicurezza concreta che possono attecchire nel tessuto sociale contrapposizioni artificiose tra giovani e anziani, garantiti e precari, migranti e non. Mentre le imprese ingrassano. La strategia dell'allarme sicurezza e della guerra tra poveri colpisce il patrimonio sociale dei legami di solidarietà indispensabili a milioni di lavoratrici e lavoratori italiani e immigrati, di precari, di studenti, di pensionati per lottare insieme, per difendere e conquistare diritti e beni comuni.
Le stesse lotte che i movimenti hanno praticato in questi anni per la casa, contro il caro-vita, la precarietà e la guerra sono messe sotto processo e centinaia di attivisti rischiano anni di galera. Addirittura, il tribunale di Genova vuole condannare a 225 anni di carcere 25 manifestanti che insieme a tantissimi altri nel luglio 2001 resistettero alle bestiali cariche di polizia contro centinaia di migliaia di persone colpevoli solo di contestare lo strapotere illegittimo e devastante dei padroni del mondo riuniti nel G8.
Oggi ancora una volta l’iniziativa dal basso torna a mettere al centro dell’attenzione la vera emergenza sicurezza per tutte e tutti. Quella fatta di bisogni, desideri e diritto comune ad una prospettiva di vita non precaria, ad un reddito continuativo e decente, a non morire di lavoro, all’abitare, ai beni comuni (acqua, energia, saperi, tecnologia) e ai servizi sociali (sanità, scuola, trasporti, comunicazioni) pubblici e accessibili, ad autodeterminare le proprie scelte di vita. Vogliamo la sicurezza di non essere sfruttati/e e di essere liberi/e.
Gli uomini e le donne migranti scendono in lotta. Sono un esempio da seguire. Noi siamo al loro fianco. Nessuna persona è illegale e solo la sicurezza di pochi potenti privilegiati trae vantaggio dalla negazione a qualcun altro dei diritti sociali e civili fondamentali.
Per tutte queste ragioni e per dire no al protocollo su welfare e mercato del lavoro del 23 luglio scorso, alla precarizzazione, alle politiche nefaste del sinistro governo Prodi, invitiamo ad aderire ad un altro importantissimo momento di opposizione sociale partecipata, efficace, diffusa venerdì 9 novembre 2007 sciopero generale e generalizzato indetto da tutto il sindacalismo di base e appoggiato dagli studenti, dalle associazioni dei lavoratori, dai centri sociali, dalla cospirazione dei precari.
Centro sociale autogestito Magazzino 47 |