AA.VV.
Terra e libertà Critical wine

Sensibilità planetaria, agricoltura contadina e rivoluzione dei consumi

ed. DeriveApprodi

 

Il libro

Terra e libertà/critical wine è un’iniziativa che parte dalla materialità della terra per concepire e creare forme diverse di produzione e consumo; non solo, è anche un forcone terragneo piantato dritto al suo obiettivo: sovvertire le catene di distribuzione e di commercializzazione dei beni, ridurre la distanza alimentare, svelare le modalità di privazione del gusto che si sviluppano a livello globale espropriando i produttori e i consumatori della propria capacità di scelta. Terra e libertà/critical wine è un modo rivoluzionario di immaginare e disegnare un circuito virtuoso tra qualità dell’ambiente, qualità della produzione e qualità delle relazioni sociali; un prototipo che a partire dal vino è dipanabile in ciascun elemento della materialità delle condizioni del vivere, in ogni luogo del pianeta. Terra e libertà/critical wine è una proposta che nelle sue articolazioni – prezzo sorgente e catalogo di autocertificazione – è già diventata un manifesto politico. Terra e libertà/critical wine è stata già più volte, in diverse parti d'Italia, Fiera dei Particolari, con produttori di vino e agricoltori locali, degustazioni, brindisi, dibattiti e racconti di vignaioli: i "poeti della terra". Terra e libertà/critical wine è un libro che raccoglie le idee e le esperienze di una battaglia appena iniziata per costruire una reinvenzione pratica della vita materiale, un’apertura al divenire capace di ricombinare finalmente vita e spazio pubblico, intelligenza creativa ed esperienza sensoriale.

AA.VV.

Interventi di: Simonetta Lorigliola, Maurizio "Muro" Murari, Marc Tibaldi, Pino Tripodi, Luigi Veronelli, Josko Gravner, Pino Ratto, Ottavio Rube (cooperativa Valli Unite), Giuseppe Mazzocolin (Fattoria di Felsina), Paola Leonardi e Walter Loesch (Terra d’Arcoiris), Manifesto dei liberi birrai e birraie, Gianni-Emilio Simonetti, Massimo Angelini, Mariarosa Dalla Costa, Giordano Sivini, Ettore Mancini, Eyclopédie des nuisances, John Zerzan.

un assaggio...

Perché un’iniziativa finora localizzata geograficamente, e in un settore particolare, quello agricolo e vitivinicolo, insiste a prodursi come elemento di sensibilità planetaria? Perché e come la sensibilità planetaria è il cuore di tutto quel circolo di idee e di quel proliferare di azioni che abbiamo chiamato t/Terra e libertà/critical wine? Ci siamo trovati a ragionare intorno alla questione dopo aver acquisito che per ciascuno di noi quell’accezione della vita, la sensibilità planetaria, era percepita come un paradigma accennato ma non ancora metabolizzato, un retrogusto dei nostri pensieri, un timbro della musica in divenire, il profumo di un buon vino che il palato, trepido ma paziente, attende di assaporare. Cercavamo il sapore della nostra sensibilità planetaria senza preoccuparci del suo sapere forse nella presunzione che un sapere l’avevamo già. E allora il primo atto di sensibilità planetaria/ribelle è stato quello di interrogare il rapporto tra saperi e sapori della vita. Un rapporto che rischia, come tante altre cose della nostra esistenza, di scivolare nel laboratorio di marketing dell’industria agroalimentare contemporanea la quale cerca di surrogare la distruzione metodica, progressiva, scientifica dei sapori della vita presentando i suoi prodotti incommestibili innaffiati col pepe rancido di saperi totalmente inventati o reinventati. Così in tutte le rubriche di moda sui giornali o alla tv i saperi e i sapori sono nel titolo. Più che un legame, l’insistenza su saperi e sapori della propaganda dell’industria agroalimentare contemporanea, denuncia una discrasia, un antagonismo profondo,il definitivo compiersi di un divorzio sospettato da tempo tra produzione e cultura. Segnala il definitivo dominio della produzione industriale di massa non solo sui produttori ma anche sui saperi. I saperi di cui cianciano i rotocalchi di tutto il mondo non hanno alcun legame coi sapori. Sono semplicemente saperi addomesticati per sapori insensati, falsi, ingabbiati nella produzione seriale. Ciò che al sapore risulterebbe offesa viene addomesticato con saperi consolatori e carezzevoli intorno al buon tempo antico. Siamo così costretti a digerire un insulso sapere come surrogato del sapore. Man mano che si distruggono i sapori ci abituiamo a consolarci con il sapere fino a quando avvertiamo la percezione, terribile e tremenda, che quel sapere che aveva surrogato, tollerato, argomentato la distruzione dei sapori, conduceva alla medesima insensatezza del sapere, della conoscenza, della scienza. Il sapere della vita viene surrogato dal sapere sulla vita. Non muta in questa presa d’atto soltanto la preposizione articolata. Il sapere sulla vita denuncia una conoscenza esterna, un’erudizione aliena, una sfera di dominio in cui la vita da soggetto d’esperienza diventa oggetto di controllo, corpo della medicalizzazione, cavia da vivisezione. È vero che si vive di più, ma forse si muore ogni giorno. Il macchinismo contemporaneo ci offre l’illusione di vivere molto con la certezza di non essere mai nati. D’altronde, che senso ha una vita insensata se non quello di trascinarsi alla vecchiaia già decrepiti prima di nascere? t/Terra e libertà/critical wine (t/Tl/cw) vuole costruire una difesa pratica della vita materiale, contro le nocività politiche, culturali, sociali che svalutano l’esperienza sensoriale, le capacità dialettiche del linguaggio, la coscienza del vissuto individuale e dei processi storici collettivi. Costruire in maniera cooperativa forme e strumenti di comunanza, condurre al riconoscimento della cosa comune, dall’aria all’acqua al cibo fino alla produzione informatizzata e alle reti. Il carattere connettivo del progetto t/Tl/cw si manifesta nella sperimentazione e nella pratica ricombinante dei punti dove si intersecano lavoro, agricoltura, ambiente, alimentazione, nuove tecnologie, creatività.